Per chi ama l’opera di Carlo Emilio Gadda è irrinunciabile un pellegrinaggio nel quartiere Esquilino, al civico 219 di via Merulana, l’indirizzo del “palazzo dell’Oro” dove si consuma il delitto narrato nel romanzo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”. Tutte le strade intorno, affollate di vetrine col “meglio” del made in China ma anche di botteghe artigiane e studi d’artista, evocano, nei nomi e nelle architetture, lo stile umbertino. E se piemontese è il nome della via dedicata a Carlo Alberto su cui si affaccia il ristorante Agata e Romeo, di origini campane è invece la famiglia di Agata Parisella, moderna e creativa protagonista della cucina capitolina.
Trattoria ai tempi dei genitori di Agata, il ristorante è oggi punto di riferimento per i gourmet della Capitale che trovano tranquillità e attenzione a ogni particolare: il calore del legno e il gioco degli specchi fanno da cornice alle belle apparecchiature dei tavoli ben distanziati all’interno dei due eleganti ambienti vivacizzati dalla collezione di teiere di Agata, portate anche in tavola per servire tisane e tè.
In sala Romeo Caraccio è una presenza discreta ma pronta ad accendersi se sollecitata con ragionamenti sui prodotti o sui vini dei quali è un grande cultore, come la spettacolare cantina – fra le più ricche d’Italia - dimostra. Il personale gentile e preparato fa sentire l’ospite subito bene accolto con un aperitivo accompagnato da tortino di patate e sufflè al parmigiano, seguito da una mousse di funghi porcini e chiodini e un assortimento di pani sfornati in casa serviti caldi e insaporiti con gusti di stagione, dal panino con fiori di zucca al muffin al formaggio passando per gli esili grissini e le sfoglie croccanti.
Il benvenuto predispone il gourmet a vivere un’esperienza ricca di colori, sapori e profumi, nella quale si usa il senso della vista per arrivare a quello del palato. Naturale effetto del talento e della mano sicura di Agata, chiamata a preparare ricevimenti a Villa Madama e Palazzo Chigi, appassionata d’arte e di nature morte fiamminghe. Quadri dove forma e contenuto sono strettamente legati e i cibi rappresentati sono un invito a gustare l’aspetto esteriore per cogliere la piacevole intensità del sapore nascosto. Agata fa rinascere le antiche pitture che tanto ama attraverso la sensibilità con la quale assembla ingredienti cercati freschi nei viaggi compiuti in ogni stagione nelle varie regioni d’Italia e la raffinatezza che caratterizza la presentazione dei piatti.
Seppure legata alla cucina tradizionale, i viaggi in Europa, Giappone e Stati Uniti le hanno permesso di conoscere ingredienti, spezie e tecniche che ha studiato e assimilato, in una rielaborazione colta e personalissima. Ne sono esempi le capesante che la pancetta avvolge senza sopraffare accostate a una delicata salsa di porri, perfette per l’equilibrio di sapori e per una presentazione che ricorda due sorelle teneramente abbracciate o il fragrante salmone selvatico servito con panna acida e uova di salmone, con una nota orientale e severa di alghe e soia. Prima del girotondo colorato di ravioli di clorofilla di basilico con un gustoso cuore di pappa al pomodoro, il palato viene accarezzato dalla passata di fagioli Zolfini e dadolini di scampo insaporita da un olio strepitoso (un Santa Illuminata 2006 di Massa Martana in Umbria), quasi a ricordare che Agata sull’olio ha scritto un libro. Piccione, rombo chiodato o le cinque variazioni del baccalà islandese, precedono l’arrivo del carrello dei formaggi serviti con miele, mostarda di zucca e una fetta di pane insaporito con frutta secca.
Non facile la scelta dei dolci, dall’ormai classico Millefoglie ai dessert preparati con frutta di stagione, come il tortino di pere e castagne o il fagottino di sfoglia ripieno al fico, accompagnato dal frutto caramellato.
Usciti dal portoncino verde al termine della cena, stupirà vedere il quartiere con occhi diversi, con lo sguardo di Agata bambina che percorreva le stesse vie per andare a scuola e al ritorno scappava nella cucina dell’Hostaria dei genitori, già curiosa di tutto.
Provato a cena il 1° ottobre 2007
Un ringraziamento ad Agata Parisella, Romeo Caraccio e allo staff del ristorante Agata e Romeo per l’accoglienza, la disponibilità e la squisita ospitalità.
“… piace immaginare vicini il pittore che compone sulla tela il quadro, mescolando i colori che sono gli ingredienti della sua opera, e il cuoco che utilizza i vari componenti del futuro piatto di portata, per il loro valore di gusto e profumo, mescolandoli e distribuendoli poi sul piatto come su di una ricca tavolozza” Giovanni Trapani, La pittura in cucina
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