Arrivare a via degli Scipioni verso sera e dopo un caffè espresso da Castroni (quello più grande, con gli scaffali alti fino al soffitto straripanti di delizie che arrivano da tutto il mondo è a Cola di Rienzo, ma nella vicina via Ottaviano all’angolo con via Germanico c’è quest’altro, più piccolo e raccolto e con la cassiera gentile), entrare nella sala blu del cinema Azzurro Scipioni di Silvano Agosti e godersi la proiezione di un classico, sprofondati in una delle poltrone da Jumbo color carota.
In vino veritas, Vitor Silva
Usciti, camminare sotto gli alberi della via silenziosa e, per amore del contrasto con il rito appena consumato, fermarsi al civico 118, in un wine bar che nulla ha dell’osteria e tutto del locale trandy. Arredi moderni fanno da elegante contrasto alla pietra grezza delle pareti la cui solidità stona con i piatti di eterea consistenza. Con il conforto di un servizio tutto al femminile di gentilezza non comune nella Capitale, scegliere un vino dalla bella carta, anche solo un bicchiere, e abbinarci un volteggio di stuzzichini. Lasciarsi tentare da una mazurka di formaggi (l’elenco prende quasi una pagina del menu), una polca di salumi, un chachacha di insalate, senza cedere alle lusinghe del tango senza passione del poco sapido foie gras. Forse non satolli, ma ritemprati, pensare che al wine bar c’è tempo per tornare (i frequentatori sono quasi tutti habitués e coppie, i singles di passaggio sono avvisati), ma una visita all’annesso negozio è un piacere da rinnovare, per regalarsi vasetti di sott’oli, conserve o un olio extravergine d’oliva. E intanto spingersi fino al Cupolone illuminato, squisita cloche di architettoniche armonie.
© Maria Luisa Basile – riproduzione vietata
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