Aveva ragione Elena Stancanelli nella raccolta A immaginare una vita ce ne vuole un’altra nel prevedere che l’Auditorium sarebbe diventato un posto desiderabile dove darsi appuntamento, battezzare i propri amori, assistere alle capriole dei pargoli. L’Auditorium progettato da Renzo Piano è in effetti uno dei luoghi culturali più attraenti della Capitale grazie alla sua bellezza e al gran numero di eventi (alcuni gratuiti) che spaziano da concerti a mostre, letture, festival di danza e teatro. La sua struttura in piombo, mattoni e legno materializza il principio di Karl Friedrich Scinkel per il quale il compito dell’architettura è trasformare qualcosa di utile, pratico, funzionale in qualcosa di bello, perché “la bellezza è una promessa di felicità”, ci dice Stendhal. E infatti all’ornamento della costruzione fanno da “corollario” i concerti estivi nella Cavea, il Festival del Cinema in autunno, le Lezioni Magistrali alle quali si ascoltano filosofi, poeti ed economisti del presente. I riti golosi sono invece orchestrati da BArt e ReD, due locali molto diversi fra loro per design, offerta e clientela.
L’Auditorium Parco della Musica di Roma
Luminoso e arioso il BArt, frequentato a tutte le ore da un eterogeneo pubblico di intellettuali, giovani, stranieri e single di ogni età che trovano nei tavolini minimalisti ottime postazioni per leggere, chiacchierare, oziare, attendere l’inizio dello spettacolo, guardare la gente che passa diretta alla biglietteria. La domenica è anche piacevole per il buffet, con le sue lunghe vetrate e l’ombra del portico. Alla richiesta di un vino bianco come aperitivo, viene servito un Frascati leggero leggero, ma la speranza è in una imminente redenzione enoica.
Oltre la Libreria c’è il ReD, Restaurant & Design, nato come prosecuzione golosa di eccellenza dell’Auditorium, con mobili e arredi di design messi anche in vendita e una linea di cucina studiata , al momento dell'apertura, da uno degli Chef più noti della Capitale. All’ora dell’aperitivo si trova una discreta scelta di coktails e vini al calice rafforzati da un buffet pagato a parte composto dall'immancabile cous cous (un must nei buffet romani), focacce e insalate di riso. Il rito si consuma nella sala interna dalle luci soffuse o ai tavolini all’aperto sotto il portico, per vedere e farsi vedere.
E se non si trova proprio posto né al BArt né al ReD, viene in soccorso il frequentatissimo chiosco accanto al parcheggio che dispensa caffè, gelati, bibite ghiacciate e il fresco riparo delle fronde.
Ho scoperto davvero i gusci e le scalinate dell’Auditorium di Roma in una dolce domenica del maggio 2007. In quel periodo livre de chevet era il saggio di Alain de Botton Architettura e felicità, al quale nella mia mente l’Auditorium rimarrà per sempre associato. Mi piace(rebbe) credere vera la frase che vi si legge: “le persone posseggono
alcune delle qualità degli edifici da cui si sentono attratte”.
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