Il cinema che elabora il cibo ha saputo tradurre un bel racconto di Karen Blixen intitolato Il pranzo di Babette in un film che solo a nominarlo evoca immagini di tegami in rame che rilucono sul fuoco, tovagliato raffinato, spigoli che si ammorbidiscono a colpi di blinis con panna acida e caviale, brodo di tartaruga e cailles en sarcofage con cuore di foie gras.
Ci sono posti delle fragole dove si torna perché il ricordo di pigri aperitivi all’aperto, del profumo inebriante di una quiche o di una giornata uggiosa salvata dalla gentilezza di un cameriere, ha composto un’immagine di ormai stereotipata piacevolezza nella nostra mente. Questo è Babette, un locale nel quale diversi ambienti si rincorrono e terminano nel cortile estivo, all’inizio dell’artistica via Margutta.
L'angolo bar del ristorante Babette
È molto piacevole venirci per il brunch del week end che fa sentire di casa anche chi è solo di passaggio, in un mix di assaggi caserecci e di buona qualità che vanno dalle bruschette alle verdure grigliate, dalle frittate alle insalate di pasta o di pollo, con contorno di latticini e vino della casa e il valore aggiunto di un servizio gentile e sollecito.
L’obolo da versare non è molto alto e in cambio si ha nuova energia per passeggiate che non portano in nessun luogo e ovunque, tanto qui intorno tutto innamora. Ma se piove o non si ha voglia di camminare, la sosta dei taxi non è lontana, davanti al bar Canova della vicinissima piazza del Popolo, dove Federico Fellini – che in via Margutta abitava, al civico 110 - era solito aspettare l’auto della produzione che lo portava allo Studio 5 di Cinecittà, lo stesso dove nel 1993 si sono svolti i suoi funerali, sotto il cielo finto disegnato dagli scenografi.
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