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Una cosina semplice, come la definiva Ada Boni (fondatrice a Roma insieme al marito di una scuola di cucina per la nobiltà nonché autrice del Talismano della felicità), la cui preparazione prevede la rapida rosolatura di una scaloppina di vitello, guarnita di prosciutto e salvia. Il nome si riferisce alla sua appetibilità che la farebbe saltare dal piatto direttamente in bocca.
Termine tardo latino che significa prodotto conservato sotto sale. Oggi i salumi sono definiti come derivati stagionati dalla carne, ai quali si aggiungono sale, erbe e spezie. Sulla qualità del salume incidono la qualità della materia prima (come è stato allevato il maiale, la razza, l’alimentazione, il peso…), il locale di stagionatura -e la tecnica di eventuale affumicatura– e l’abilità del norcino.
Il blocchetto di lava vulcanica usato per la pavimentazione di molte strade romane.
Fa l’infelicità delle donne coi tacchi e la felicità dei golosi che nell’antica gelateria Palazzo del Freddo di Giovanni Fassi in Via Principe Eugenio 67 all’Esquilino (tel. 06. 4464740) si vedono offrire piccoli semifreddi ricoperti di cioccolato modellati sulla forma del sampietrino. Oltre a ninetti, nrulletti, nicioni, caterinette…
Bevanda romana fresca composta da latte di mandorle e miele.
Il supplì, a Roma e nell’Italia centrale, consiste in una grossa crocchetta di riso.
Ha sempre un cuore a base di mozzarella o provola e una panatura esterna composta da pastella e pangrattato. Fritto in olio bollente a 180 gradi, è diffuso ovunque, gastronomie pizzerie e tavole calde, con il nome di “supplì al telefono”, perché il ripieno di formaggio produce, fondendo durante la cottura, un filo. Sfiziosissimi i supplì di Pizzarium in via della Meloria, al Trionfale.