Il ristorante Iolanda non esiste più. La recensione si riferisce alla sede di via del Fontanile Arenato.
Chi non ama allontanarsi dal centro storico di Roma a favore di altri quartieri, considera probabilmente le periferie come non luoghi, ossia, secondo la teoria di Marc Augé, punti di transito, occupazioni sfuggenti e provvisorie. Contrapposti ai luoghi antichi della memoria, i non luoghi non si compiono mai totalmente, non hanno passato o futuro, ma solo un insistente presente. Tuttavia, i non luoghi rappresentano meglio di altri la loro epoca ed è stato forse questo il motivo che ha spinto la coppia di giovani Chef Davide Cianetti e Catia Sulpizi ad aprire un ristorante nella periferia di Roma. Facendo centro.
La cucina del Iolanda è genuina, grintosa e si propone di unire tradizione, tecnica, appartenenza al territorio e rispetto della memoria a fantasia, scelta rigorosa degli ingredienti, attenzione a cotture e presentazioni. Ne sono riusciti esempi l’abbinamento fra sapido e amaro dell’elegante quaglietta lardellata alla cacciatora nel nido di puntarelle alla romana, come pure l’indovinata combinazione fra tortelloni di ciauscolo e stuzzicante fonduta di taleggio con nota delicata di funghi chiodini saltati. Grande passione di Davide Cianetti è il carciofo, offerto come protagonista in una serie di gustose variazioni, alla Romana e alla Giudia, o abbinato a succulente preparazioni a base di agnello e maiale; una predilezione che ricorda il suo maestro, l’estroso Chef del Convivio Angelo Troiani e che si materializza nella guanciola di maiale con lenticchie di Onano e nello stinchetto di agnello con salsa di aglio dolce. Le preferenze di Catia Sulpizi vanno al pesce, dalla triglia valorizzata da panatura di olive taggiasche e broccoletti appena piccanti al ghiotto baccalà arrostito; ma anche alla raffinata oca (oggetto di degustazioni a tema) e al pane, portato in tavola con una piccola scelta di olio d’oliva e offerto in sei varietà che comprendono pane di castagne, con capperi e pomodori secchi, con birra, oltre a focaccia e grissini. Valore aggiunto alle proposte di cucina è il sincero desiderio di instaurare un rapporto umano con gli avventori che si riflette nella cura per i dettagli e nelle molte coccole, dai menu studiati per i più piccoli (con due carte separate per bambine e bambini), passando per la decisione di offrire la domenica un Menu che richiami il pranzo domenicale in famiglia, la selezione di sigari e liquori da meditazione e i mantelli offerti a chi la sera va in veranda a fumare e a guardare le marinettiane iniezioni di stelle nella carne blu del cielo. Se davvero certi posti “non esistono che attraverso le parole che li evocano” (Marc Augé), sentiremo molto parlare di Iolanda e ne faremo un “luogo”. Di benessere e di esperienze golose.
© Maria Luisa Basile – riproduzione vietata
“Tu sapessi che cosa è Roma! Tutto vizio e sole, crosta e luce: un popolo invasato dalla gioia di vivere, dall’esibizionismo e dalla sensualità contagiosi, che riempie le periferie…” Pier Paolo Pasolini |