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Ricotta romana

aforismi * gourmet

La ricotta è il prodotto più povero dell’arte casearia, realizzato con il siero del latte residuato dopo la produzione del formaggio, con la sola aggiunta di una percentuale di latte variabile a seconda del produttore. Esistono tre diverse tipologie:  quella di latte di pecora,  di antica tradizione e oggi riconosciuta dall’UE come “ricotta romana Dop”, quella di latte di mucca e quella mista.  La ricotta romana presenta una pasta a struttura molto fine, un colore più marcato della ricotta vaccina e un sapore delicato e dolciastro di latte fresco.
Il disciplinare della Ricotta Romana dop, prevede una aggiunta di latte di pecora intero che può andare dal 5 al 10% (in proporzioni variabili a seconda della stagione più o meno fredda e della tradizione del produttore). Questa aggiunta è necessaria per conferire al prodotto quella tipica morbidezza e cremosità, altrimenti si avrebbe un prodotto più secco e friabile. La ricotta romana si ottiene, come tutte le altre, col siero residuato dalla lavorazione del formaggio pecorino, che viene riscaldato per la seconda volta (da cui il termine ri cotta, ossia cotta due volte) oltre i 85-90°C, finchè dal tutto emerga un coagulo bianco che sale in superficie, dove viene raccolto e trasferito a scolare in apposite fuscelle di giunco o di plastica che conferiscono al latticino la forma caratteristica.
La ricotta fresca non ha bisogno di altri adempimenti; la ricotta salata si ottiene tagliando a fette e mettendo sotto sale quella fresca.
La produzione nel Lazio della ricotta risale al tempo degli Etruschi. Da allora, nella produzione strettamente artigianale, la tecnica è rimasta la stessa. Per poterne gustare la delicatezza e la bontà, la ricotta di pecora va consumata fresca e comunque non oltre il settimo giorno dalla produzione.
Fanno parte della tradizione gastronomica laziale i “maccheroni con la ricotta” “i ravioli di ricotta e spinaci” e il “pancotto con la ricotta”. Oggi si utilizza soprattutto per preparare vari tipi di dolci, come i ravioli di Carnevale (fritti, al forno o lessati) il ciambellone con la ricotta, la crostata di ricotta, le frittelle di ricotta, i frittelloni con la ricotta.

“Nulla muore mai in una vita. Tutto sopravvive. Noi, insieme, viviamo e sopravviviamo. Così anche ogni cultura è sempre intessuta di sopravvivenze. Nel caso che stiamo ora esaminando [La ricotta] ciò che sopravvive sono quei famosi duemila anni di “imitatio Christi”, quell’irrazionalismo religioso. Non hanno più senso, appartengono a un altro mondo, negato, rifiutato, superato: eppure sopravvivono. Sono elementi storicamente morti ma umanamente vivi che ci compongono. Mi sembra che sia ingenuo, superficiale, fazioso negarne o ignorarne l’esistenza. Io, per me, sono anticlericale (non ho mica paura a dirlo!), ma so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo: io coi miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono il mio patrimonio, nel contenuto e nello stile. Sarei folle se negassi tale forza potente che è in me: se lasciassi ai preti il monopolio del Bene”

Pasolini: cronaca giudiziaria, persecuzione, morte, Milano, Garzanti

Ricette degli Chef con la ricotta

altri Frammenti di un discorso gourmet:

La foto in alto a destra con maiale e fragole è tratta da Adriano Del Fabbro, L’arte della Norcineria


Er testamento der Pasqualino

Torzetto l’ortolano a li Serpenti
prometteva oggni sempre ar zu’ curato
c’a la su’ morte j’averia lassato
cinquanta scudi e ccert’antri ingredienti.

Quanto, un ber giorno, lui casc’ammalato;
e ccurreveno già cquinisci o vventi
tra pparenti e pparenti de parenti
a mmostrajje unamore indemoniato.

Ecchete che sse venne all’ojjo-santo;
e ‘r Curato je disse in ne l’ontallo;
Ricordateve, fijjo, de quer tanto…

Torzetto allora uprì ddu lanternoni,
e jj’arispose vispo com’un gallo:
Oggne oggne, e nnu mme roppe li cojjoni.

6 aprile 1834

Er testamento der Pasqualino
Giuseppe Gioacchino Belli

Ricetta dello Chef

Zuppa di broccolo romanesco e Arzilla con cappelletti

Chef Angelo Troiani
ristorante Il Convivio Troiani

Frammenti di un discorso gourmet: il broccolo romano

Foto: broccolo romanesco


Ricette degli chef – pesce

Ravioli di sola Seppia in profumato fumetto di pesce e ricci di mare crudi

ricetta dello Chef Anthony Genovese per il ristorante Il Pagliaccio – Roma
dedicata all’Otello di William Shakespeare per “Assaggi di Teatro

[continua]

Se Desdemona avesse cucinato

“Cercate di riannodare nel modo migliore
I vostri legami spezzati. È sempre meglio
Avere un’arma spezzata che restare a mani vuote.”
Otello, I, III

Il Trattato di culinaria per donne tristi di Héctor Abad Faciolince invita a “eccitare i sensi, tutti i sensi” che una volta risvegliati sono utili “a farli partecipare al rito dell’abbraccio”. Se Otello avesse accolto la preghiera di Desdemona “uccidetemi domani, lasciatemi vivere ancora questa notte” e lei avesse usato quelle ore per cucinare, sarebbe riuscita a ridestare la tenerezza dello sposo e a salvarsi? Ecco il quesito posto da Assaggi di Teatro ad Anthony Genovese e Marion Lichtle de Il Pagliaccio. La risposta è in un percorso di degustazione volto a risvegliare i sensi dell’Otello impersonato da Sebastiano Lo Monaco con piatti pensati da Desdemona, vissuta da fanciulla nella città lagunare fra saline, pescato, spezie preziose giunte al porto, ma anche vigna e orto, colture adatte alla terra salsa.

Nella città dei Dogi da cui Desdemona proviene la questione della tavola è talmente importante da travalicare l’atto del mangiare per divenire una manifestazione di prestigio inscenata per impressionare l’ospite. Il banchetto è pertanto scenografia, coreografia, finzione. È spettacolo. Un’arte raffinata che la nobile veneziana certamente conosce e nella quale confluiscono cibi e vini ricercati, preparazione della tavola, servizio e intrattenimento, per appagare allo stesso tempo occhio e palato.
Riprendiamo l’invito del Trattato di culinaria a risvegliare tutti i sensi, a partire dalla vista “con parti strategiche nascoste e scoperte del tuo corpo, con una combinazione armoniosa di colori nel piatto”. Ecco che la tavola di Otello e Desdemona scompare sotto un mare di tessuti e tappeti turcheschi provenienti dall’Oriente a loro volta ricoperti da tovaglie in lino operato con piccoli disegni a spina di pesce o a occhio di pernice che al Pagliaccio divengono sinuose linee ricamate tono su tono sulle quali l’occhio si perde come in un labirinto.
Il primo piatto è un appetizer  che richiama nei colori e nelle consistenze i tratti dei due protagonisti shakespeariani: la burrata, lattea e vellutata con gocce ambrate che paiono efelidi, fa da sfondo al fegato bruno, audace ed elastico, sormontato da erbe gentili che paiono provenire dagli orti della pianura liquida. “Per il tatto lascia che la pelle sfiori la pelle e le dita separino la crosta dal pane” pensa la veneziana mentre, adornato il petto di pietre preziose, offre a Otello le turgide cappesante cucinate alla piastra e posate su rotelle e cidro di mele, cosparse di briciole di pane speziato e noci e pois di barbabietola rossa.

A rendere perfetto il rito conviviale che deve salvare Desdemona arriva il coppiere che come vino più adatto ai sapori delicati ma decisi dei sensualissimi cannelloni croccanti ripieni di polpa di granchio con crema di broccolo romano ed esotico zenzero sceglie un vino dalla personalità ben definita. Gli aromi di agrumi dello Chardonnay conducono al felice approdo dei polposi Ravioli di sola Seppia in profumato fumetto di pesce e ricci di mare crudi piatto dedicato da Anthony Genovese ad Assaggi di Teatro. Nei due ravioli si fondono i caratteri peculiari dei due sposi: la sfoglia, eterea e trasparente, simboleggia l’innocenza e la sincerità di Desdemona, mentre il deciso sapore di mare della seppia tinta del suo inchiostro ben rappresenta la forza e il vigore di Otello. Le scorze di cedro e i ricci di mare crudi che ne decorano le rotondità congiurano a esaltare l’olfatto, preparando “il naso con piacevoli odori di cibo che annunciano i gustosi profumi della carne” ed evocando i sapori dell’Oriente e quelli lagunari, richiamati anche dai cannolicchi di mare (al lardo) compagni del San Pietro cotto nelle foglie d’alloro servito su crema di ceci “Oh, fiore selvatico, così amabilmente bello, così soavemente profumato, che tormenti i sensi!” Otello, IV, II

E mentre il piccione incontra l’Oriente e il Mediterraneo legandosi a spaghetti di soba, salsa alle fave di tonka e cacao e immergendosi nelle odorose profondità del vino, Marion suggella la salvezza di Desdemona in un dolce della tradizione che sintetizza con i suoi ingredienti tutti i sentimenti e le passioni del dramma shakespeariano. La Finanziera all’ananas (frutto aspro come la gelosia di Otello: “Il mio linguaggio è aspro; io non conosco le molli parole della pace” Otello, I, III) e zafferano, gelato di panna (dolce come il carattere mite ma appassionato di Desdemona: “Una ragazza timida, così quieta e tranquilla che arrossiva perfino di se stessa” Otello) e rhum (l’alcol che rappresenta la furbizia di Jago e il suo tranello: “potrei soffiare nell’orecchio di Otello che Cassio ha troppa confidenza con sua moglie… il Moro è franco e leale e giudica onesti tutti gli uomini… si lascerà senz’altro menare per il naso come un asino” Otello), preceduta dal sorbetto al limone con polvere di cannella e seguita da una gelatina al tè verde con zenzero e da paffuta pasticceria che scongiura la malignità di Iago: “il cibo ora dolce come le carrube, gli sarà tra poco amaro come l’assenzio” (Otello, I, III).

Ecco che proprio quando la liturgia laica del convivio si sublima nel gesto di chi versa generoso il vino nei calici di tutti i presenti al banchetto, abbagliati dai riflessi dorati come miele moltiplicati dalle pietre preziose che adornano il collo di Desdemona, Otello si slaccia il farsetto e posa sul proprio petto la mano della sposa: “non so esprimere come vorrei la mia felicità: mi fa nodo alla gola, è troppo forte per me. E questo sia il più grande disaccordo che possa nascere dai nostri cuori!” (Otello, II, I). L’ira è placata, stemperata nell’arte del banchettare, nei piatti spettacolari e nei vini pregiati (che divengono strumenti di armonia, dopo l’utilizzo “improprio” da parte di Iago che usa il vino per esasperare gli animi: “se riesco a fargli andar giù un altro bicchiere, diventerà ringhioso e aggressivo come un cane” Otello II, III) sbrogliata nel teatro perpetuo e nella sacralità dei gesti che a tavola si compiono e nel nodo di finzione e verità nei calici dissolto.
Maria Luisa Basile


Assaggi di… teatro

si ispira a Otello, uno spettacolo di Roberto Guicciardini tratto dalla tragedia di W. Shakespeare e interpretato da Sebastiano Lo Monaco


Assaggi di… Seppia
Lo Chef Anthony Genovese dedica a Otello i Ravioli di sola Seppia in profumato fumetto di pesce e ricci di mare crudi


Assaggi di… gusto
Scarica gratuitamente la ricetta dei Ravioli di sola Seppia in profumato fumetto di pesce e ricci di mare crudi dello Chef Anthony Genovese

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le pietre preziose fotografate e il gioiello indossato dalla sig.a Basile
durante la performance dedicata all’Otello sono di
Babayaga

Assaggi di Teatro 2008-2009 è un incontro di gusto fra Roma gourmet, ETI Ente Teatrale Italiano, Assessorato alle Politiche della Cultura e della Comunicazione del Comune di Roma
in collaborazione con Arsial

per i Teatri Valle e Quirino

main sponsor

in collaborazione con

si ringraziano

Babayaga



Ricette degli chef – pasta

Vulcano di rigatoni

ricetta dello Chef Alfonso Iaccarino per il ristorante Don Alfonso 1890
S. Agata sui due Golfi (NA)

dedicata all’opera Lillipupa interpretata da Angela Pagano per “Assaggi di Teatro

[continua]

Il Vesuvio a Roma

“Quanno sponta la luna a Marechiaro pure li pisce ‘nce fanno l’ammore, se revotano ll’onne de lu mare, ‘pe la priezza cagnano culore, quanno sponta la luna a Marechiaro” [Marechiaro]

La canzone napoletana celebra la vitalità e la gioia di vivere del popolo napoletano, evoca una Napoli che incanta, che fa innamorare ’e furastiere di ogni epoca, una Napoli popolata di santi e furbi, di scugnizzi e di innamorati. Napoli incarna la vita nella sua varietà e nelle sue tante gradazioni e passioni, dal santo all’uomo qualunque. Una realtà sfaccettata ben rappresentata dalla posteggia che con le sue serenate esalta ‘o core ‘a passione ‘o sentimento ‘e Napule. E subito si affacciano alla mente i nomi di Carosone, De Curtis, Murolo, Tosti, Capurro e Di Capua, Taranto, Cantalamessa, Cinquegrana… E ai gourmet viene in mente la famiglia Iaccarino, che di un’altra tradizione campana è magistrale interprete: quella gastronomica.

Alfonso, Ernesto e Livia Iaccarino aprono a Roma una finestra sulla Campania ideando per Assaggi di Teatro un percorso gourmet intenso e ricco di emozioni ed evocazioni allo spettacolo Lillipupa interpretato da Angela Pagano.
Che bella cosa na jurnata ‘e sole,
N’aria serena doppo a na tempesta!
Pe’ ll’aria fresca pare giá na festa,
Che bella cosa na jurnata ‘e sole! [O’ sole mio]

Si comincia con i penetranti profumi dell’arancia che insieme alla sgargiante patata viola e alla ricciola affumicata crea un disegno come di scogli stagliati sulla trasparenza del piatto spolverato di cannella.
Ah, vocca rossa comm’a nu granato!
Chi ‘o ssape ‘o tiempo antico si è fernuto?
Chello ch’è certo è ch’io stó’ frasturnato,
e ‘o sapore d”o ppane aggio perduto! [Lariulà]

Pare di vedere i colori di un quadro simbolista di Moreau dedicato ai miti greci quando in tavola arriva la zeppola di astice. Atollo dorato e sensuale, sormontato da croccanti verdurine multicolori, circondato da una spirale di salsa agrodolce, in stuzzicante equilibrio fra dolce e salato e con il quale le note agrumate e morbide dello Chardonnay improvvisano un riuscito concerto di freschezza, sapidità e armonia. Il nettare degli Dei alza il sipario sugli antipasti senza prevaricarne i sapori, come l’arpa di Orfeo conduce Euridice.

Basta ca ce sta ‘o sole, / ca c’č rimasto ‘o mare, / na nénna a core a core, / na canzone pe’ cantá… / Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… / chi ha dato, ha dato, ha dato… / scurdámmoce ‘o ppassato, / simmo ‘e Napule paisá!… [Simmo ‘e Napule paisá!]
Uno dei maggiori estimatori dell’esuberanza e della cultura partenopea fu Giacomo Leopardi che proprio nel Parco Virgiliano è sepolto. Leopardi è affascinato dal rumore, dall’irruenza e dall’energia napoletana, passeggia nei quartieri popolari, si confonde tra la folla, gioca al lotto, ascolta le grida degli ambulanti, ammira pizzaioli e pasticcieri che sfornano pizze e sfogliatelle calde. È dalle sue finestre gode di un panorama che va da Posillipo al Vesuvio di cui può osservare “ogni giorno il fumo ed ogni notte la lava ardente”.
Il vulcano è la fonte di ispirazione di un piatto emblema della famiglia Iaccarino, il celebre – e mai proposto prima a Roma – Vesuvio di rigatoni piatto dedicato da Alfonso, Ernesto e Livia Iaccarino ad Assaggi di Teatro. Carismatico vessillo della cucina italiana nel mondo e sintesi perfetta dei migliori prodotti della penisola, il timballo attinge al patrimonio gastronomico e culturale popolare e lo attualizza legandolo ai valori della qualità dei prodotti e al riutilizzo senza spreco. Come mostra la ricetta, la pasta è cotta in modo da mantenere le proprie caratteristiche ma anche arrendersi ai succulenti ingredienti: dall’impetuoso cuore lavico di polpette di carne di maiale e uovo sodo, alla prorompente colata di salsa di pomodoro, mozzarella e basilico. Una successione armoniosa di domestiche saporosità, sostenuta dall’intenso bouquet e dal sapore di ciliegia del vino rosso.

“Si’ na ‘nfá’…si’ na ‘nfá’…si’ na ‘nfama…
Te n’abù’…te n’abù’…te n’abuse…
te n’abuse ca Ciccio Formaggio,
nun tene ‘o curaggio
nemmeno ‘e parlá!” [Ciccio Formaggio]

Si resta nell’area mitologica della caccia al cinghiale calidonio da parte degli Argonauti che  avrebbero certo apprezzato il roseo lombo dell’irsuto quadrupede servito con fondo di mirtilli e salsiccia punteggiata invece che dal grasso da gocce di mozzarella di bufala. E poi ancora funghi finferli e una purea di castagne che le note mentolate del vino rosso, “per nulla austero, di fresca beva e ben amalgamato nel tenore alcolico” – commenta il Sommelier Alessandro Porreca – trasformano in carezze al palato.

“Sta bella schiocca / de rose scicche / Furture’ / ca tiene ‘mmocca / chisa’a chi attocca / Furture’ / che dice, che ffaie, / che pienze, m’ ‘a daie / Furture’ ? / io mo moro mo moro mo moro / mo moro mo moro mo moro / mo moro mo moro / pe tte e e e / uh! comm’e’ bbello a ffa’ / ammore cu’ tte / ah ah ah ah / uh! quanta vote / te voglio vasa’” [Furturella]
Il finale è una giocosa riproduzione nel piatto delle sensazioni e percezioni che la sensibilità degli Iaccarino sa comunicare con la propria cucina: un Impressionismo di crema e zabaione al caffè servito in un bicchiere di biscotto dal quale fanno capolino spiritosi cucchiaini di uguale consistenza. Gli fa l’occhiolino il passito che, senza rinunciare alla propria eleganza, volentieri cede all’idea di sciogliere la friabilità dei biscotti e impregnarli con aromi di miele e chiodi di garofano.
Maria Luisa Basile


Assaggi di… teatro

si ispira a Lillipupa , uno spettacolo di Nicola Fano per la regia di Antonio Calenda ed è interpretato da Angela Pagano


Assaggi di… rigatoni
La famiglia Alfonso, Ernesto e Livia Iaccarino dedica a Lillipupa il Vulcano di rigatoni


Assaggi di… gusto
Scarica gratuitamente la ricetta del Vulcano di rigatoni dello Chef Alfonso Iaccarino

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Assaggi di Teatro 2008-2009 è un incontro di gusto fra Roma gourmet, ETI Ente Teatrale Italiano, Assessorato alle Politiche della Cultura e della Comunicazione del Comune di Roma
in collaborazione con Arsial

per i Teatri Valle e Quirino

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Babayaga



Performance di Food Art per Assaggi di Teatro

Roma gourmet ha allestito una performance di Food Art
al Teatro Valle dedicata ad Assaggi di Teatro

La performance consiste in una esposizione “su carta e barattolo” dei piatti interpretati da grandi Chef di Roma per il progetto Assaggi di Teatro.
Le triglie alla salvia con tortino di broccolo romano de La Rosetta, la zuppa di Arzilla e broccolo romanesco arricchita al Convivio Troiani con cappelletti bianchi e al nero di Seppia, il Vesuvio di pasta del Baby, i ravioli in pasta fillo ripieni di Seppia con ricci di mare del Pagliaccio, la variazione di baccalà di Agata e Romeo e tante altre delizie fanno capolino dalle tante etichette esposte e richiamano gli spettacoli ai quali sono ispirate.

La performance di Food Art di Roma gourmet è visibile al Teatro Valle dal 14 ottobre 2008 sino a fine maggio 2009. A giugno 2009 l’intera esposizione verrà donata al miglior offerente e il ricavato sarà devoluto in beneficenza.

Chi si aggiudicherà la performance riceverà una gustosa sorpresa da Roma gourmet “firmata” dagli Chef Agata Parisella, Alfonso Iaccarino, Angelo Troiani, Anthony Genovese e Massimo Riccioli.
Per informazioni scrivere a info@roma-gourmet.com



Assaggi di aforismi gourmet da Sotto paga! Non si paga!

“A proposito di fame, cosa c’è per cena… cosa si mangia?” – “Questo!” – “Che roba è?” – “Non sai leggere? E’ carne composta per cani e gatti.” – “Cosa?” – “E’ buonissima” – “Sarà buonissima per i cani!” – “Non c’era altro. E poi costa poco, è nutriente… ed è piena di proteine… è anche senza estrogeni… così non ti ingrassi come un vitello!”

“… mangio una tazza di latte e basta così!” – “Mi spiace, ma latte non ce n’è, era scaduto, l’ho buttato via…” – “Come non ce n’è?” – “Ti ricordi? Tempo fa l’impresa del comune che distribuiva il latte era stata privatizzata… Com’è che si chiamava? Ah si, <<Tutto dalla Tetta>>… Ieri è fallita… e tutto il latte è stato sequestrato dai creditori, comprese le vacche… […] una vacca è scappata dentro la banca e ha defecato nel caveau: ha fatto un deposito!”

“Dai, finchè c’è ancora almeno l’acqua, ti faccio una bella minestrina…” – “Di che cosa” – “Miglio scelto per canarini” – “Sfotti?” – “No, è buono, sai… è ottimo contro il diabete!” – “Ma io non ho il diabete!” – “Beh, mica è colpa mia se non ce l’hai ancora… […] Il miglio è una bontà! Tutto il segreto è nel brodo… vedi, ho preso anche le teste di coniglio surgelate” – “Teste di coniglio?!” – “Certo! Come sei ignorante! La minestra di miglio si fa con le teste di coniglio! L’ho visto in tv… in quella trasmissione… come si chiamava…? Ah, si <<La cucina della schifezza>>… è dietetico!”

“Non tornare con altre teste di coniglio!” – “No, ti porto solo le zampe!” – “Si, fai la spiritosa che io ho una fame… che mi mangerei anche… (ha preso in mano una scatoletta di cibo per cani e gatti) Beh, l’odore non è male… sa come di marmellata sott’aceto con un fondo di rognone trifolato, corretto con olio di fegato di merluzzo (avvicina la scatola all’orecchio, ridendo) Si sente il mare!”

“Non è male sa?! Vuole favorire? Senza complimenti… due gocce di limone e va giù come sterco di gatto omogeneizzato! Assaggi! Fa bene per la sciatica” – “No grazie, non vomito mai prima dei pasti.”

“E’ salamoia questa! (Allibito) Salamoia?! Però, mica lo sapevo io che prima di nascere, stavamo per nove mesi in salamoia!? … Oh tu guarda… ma cos’è sta roba? Un’oliva?! Stiamo in salamoia con le olive? Oh, questa poi … Oh, guardane un’altra! Due olive? Se non fosse che sono di provenienza un po’ incerta me le mangerei… m’è venuta una fame!”

“… ma cos’è?” – “E’ una specie di patè per cani e gatti ricchi.” – “Patè per cani e gatti? Ma sei matto?” – “No, sono un eccentrico… un buongustaio! Quando cucino da me faccio delle specialità… Piuttosto, assaggia anche questa” – “Ehi, mica male, cos’è?” – “E’ una mia specialità: minestra di miglio per canarini… con teste di coniglio surgelate! … è una specialità cinese…” – “Però il miglio è un po’ crudo…” – “E’ miglio Pilaff… va sempre al dente… il miglio al dente e le teste di coniglio all’occhio… è da questa zuppa che è nato il boom economico industriale cinese.”

“… non sai che quando il bambino nasce… la salamoia perde? Prima scivola… poi devi prendere in braccio la puerpera… si rovescia tutto il brodo primordiale per terra… e tocca a noi uomini asciugarlo!”

“Scusa, hai mangiato tu le olive che erano lì?” – “Si, perchè? Non dovevo?” – “Eh no che non dovevi! Erano le olive di tua moglie! Incosciente! Che va a fregarsi anche il mangiare del bambino neonato!”

Testi tratti da
Dario Fo “Sotto paga! Non si paga! A cura di Franca Rame”, Torino, Einaudi, 2008
andato in scena il 14 ottobre 2008 al Teatro Valle di Roma

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Radio tre suite segnala Assaggi di Teatro

Prima della messa in onda dell’intervista di Laura Palmieri a Dario Fo realizzata durante la Conferenza stampa mattutina del 13 ottobre al teatro Valle, il Maestro Zaccagnini ha citato il progetto Assaggi di Teatro e Roma gourmet. Ne ha illustrato filosofia e svolgimento, anticipando la dedica di Angelo Troiani all’opera di Dario Fo.

Intervista a Dario Fo

Una commedia sul caro prezzi, sulla fatica del vivere quotidiano e sulle peripezie dei lavoratori per arrivare alla fine del mese.  Inutile dire quanto il testo sia di attualità. Potrebbe accadere oggi quello che è narrato?
Ci sarà senz’altro l’assalto ai forni, è prevedibile, perché la situazione drammatica attuale crescerà negli anni e dobbiamo essere pronti ad affrontarla.
Uno dei disastri della nostra società è il sedersi e aspettare i fatti. Si ritiene sia meglio subire, non muoversi, non “dare adito”, un termine che ascolto ogni tanto: non permettere all’altra parte di avere un vantaggio usando come strumento la tua parola.
Cosa si aspetta da questo riallestimento?
Il teatro sarebbe una piccola goccia se si rivolgesse solo a un pubblico ristretto di amatori e appassionati del teatro. Ma noi non abbiamo mai fatto quel tipo di teatro. Noi siamo arrivati ad avere un ampio pubblico mettendo in scena problemi di cui soffre l’intera società.
Nella coscienza di lavoratori e spettatori è cambiato qualcosa?
Noi non facciamo la foto reale di uno standard di operai. Nell’opera si rivedono l’impiegata, i ragazzi senza lavoro. Si vedono nello studente che va avanti ma che capisce come  la sua vita non sia sicura, non vede la proiezione di se stesso.
Uno spettacolo allarmista in un momento così grave o c’è anche una speranza?
Dà l’allarme sicuramente. Sapere è indispensabile per reagire. Altrimenti si finisce con l’andare all’assalto dei forni, alle partite a tirare sassate.

11 ottobre. Roma gourmet invitata al Convegno sul peperone tipico di Voghera

Un Convegno dedicato alla riscoperta di un pregiato prodotto del territorio vogherese è stato l’occasione per illustrare il progetto Assaggi di Teatro fuori dai confini capitolini. Relatori al Convegno intitolato “Il peperone di Voghera: prospettive per il futuro”: Prof. Luigi Toscani Preside ITAS “Gallini”; Prof. Pier Luigi Megassini, Presidente Ass. di Tutela e Valorizzazione del peperone di Voghera; On. Angelo Zucchi, Vice Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati; Prof. Mario Defelippo,  Docente di Agronomia; Dott. Carlo Torti, Esperto Europeo in Proprietà Letterarie – Marchi e Brevetti; Dott.ssa Maria Luisa Basile, Ideatrice e curatrice Roma gourmet; Moderatore Prof. Giuseppe Nervo, Docente incaricato di Orticoltura  Facoltà di Agraria, Piacenza

[continua]

 

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Assaggi di Teatro

Cucina creativa e Teatro

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Affinità elettive

L’Arte incontra la Cucina d’autore

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Sguardi

Storie d’erranza

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Favole in tavola

Favole in versione golosa

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Aforismi gourmand

*Se t’inganno, prego el
cielo de perdere quello
che gh’ho più caro:
l’appetito.
* Arlecchino
servitor di due padroni

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Lo chef e la Luna

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I carciofi di Caravaggio

Viaggio gourmet
fra vita e opere
di Michelangelo
Merisi
detto
Caravaggio

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Articoli in abbonamento

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Pensiero di Vino

il vino mantiene
l’impronta del
legno in cui è
invecchiato

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Scaffale gourmet

il piacere
del testo goloso

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Piccoli musei

piccoli musei
grandi emozioni

 

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Miscellanea

Miscelannea di articoli e luoghi

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Asian Think

I migliori ristoranti di Cucina Asiatica contemporanea

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Chef’s anatomy

Interviste a *cuochi
e cuoche*

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Puntarelle tempestose

Roma gourmet non acquista nè consuma alcun alimento o bevanda la cui pubblicità strumentalizza il corpo delle donne, offendendone la dignità