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aforismi*gourmet
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Fra le molte varietà di timo esistenti, almeno due sono utili per curarsi e per cucinare: il Thymus vulgaris e il Thimus serpillum. La prima varietà cresce in luoghi aridi, ha fusto eretto e fiori bianchi o rosei. La seconda varietà si presenta serpeggiante nella varietà selvatica e per questo Teofraso e Plinio le attribuivano particolari proprietà contro il veleno degli animali e non solo: “per curare il mal di testa lo si fa bollire in aceto e poi lo si applica insieme con olio di rose sulla fronte e sulle tempie […] Quattro dracme in acqua costittuiscono una pozione curativa in caso di colica, di difficoltà urinaria, di angina e di vomito”.
Fra tutte le erbe il timo è quella che mantiene più a lungo il proprio profumo.
Il periodo di raccolta delle foglie di timo e delle cime fiorite va da tutta la primavera a tutta l’estate.
Dal timo si estra un olio essenziale, costituito da timolo e carvacrolo e da terpeni e derivati terpenici, con proprietà antisettiche e antispasmodiche. Oltre a essere presente nelle lozioni per capelli, si usa per la pulizia del corpo e la disnfezione, in soluzioni detergenti saponose.
In Libano il timo, insieme a sommaco e sesamo, e olio d’oliva, costituisce la miscela per la pasta con la quale si prepara il pane chiamato mana’eeshbil-za’tar mangiato a colazione.
Il timo prediletto dalle fate
Si favoleggia che il timo sia amato dalle fate, perciò chi vuole incontrarle dovrebbe preparare un infuso delle sue influorescenze (solo in luoghi aperti e con cautela).
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Il fiore del timo è fra i più ricercati dalle api, come ricorda Virgilio nell’Eneide:
Così, all’inizio dell’estate, il lavoro
per i campi fioriti affatica le api nel sole,
quando guidano fuori i figli adulti della specie,
o stipano il liquido miele e ricolmano di dolce nettare
le celle, o ricevono il peso dalle venienti, o fatta una schiera
scacciano dalle arnie i fuchi, neghittoso sciame:
ferve l’opera, olezza il fragrante miele di timo
Grazie allo stretto legame con le api operose, la piana di timo ha evocato l’emblema della Diligenza. Nella Cinquecentesca Iconologia di Cattabiani, la Diligenza è raffigurata come una donna di vivace aspetto che tiene nella mano destra un ramo di Timo sul quale vola un’ape e nella sinistra un tronco di Amandola unito con uno di Moro di gelso e ai piedi un gallo ruspante.
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altri Frammenti di un discorso gourmet:
La foto in alto a destra con maiale e fragole è tratta da Adriano Del Fabbro, L’arte della Norcineria