Una certa idea dei Fiamminghi in via del Corso
Quando guardiamo una natura morta, quando ci deliziamo di una bellezza che non abbiamo perseguito e che porta in sè la raffigurazione glorificata e immobile delle cose, godiamo di ciò che non abbiamo avuto bisogno di desiderare…
Muriel Barbery, L’eleganza del riccio
Lo snob potrà per un momento reputarsi felice tra un’acida congrega di nature morte, finchè un giorno, risvegliato da un cambiamento della moda, si spaventerà di esser vissuto in mezzo a una congrega di lamie, di aver amato soltanto una testa d’asino, come Titana.
Mario Praz
Cura di minuti particolari, carattere decorativo, gusto per le forme curiose e rare: i manieristi come Brueghel il Vecchio esposti alla Galleria Doria Pamphilj con le Allegorie dell’acqua e dell’aria amano la preziosità della minuzia, magari incastonata in ampie composizioni e sono interessati a materie rare e forme bizzarre. Nulla nei Fiamminghi richiama la maniera ampia, serena, platonica dei grandi maestri italiani o la tumultuosa festa di masse colorate di Rubens.
Le tele sono cataloghi quasi scientifici di oggetti convertiti in poesia. Cose sensuali che si ostentano in tutto lo splendore della loro materia, diventando quasi specie mistiche pur rimanendo molto terrestri.
È un’apoteosi di nature morte quella a cui Bruehgel ci fa assistere, uno spettacolo di cose al servizio dei cinque Sensi nel quale l’uomo quasi scompare. A Brueghel le figure umane interessano talmente poco che affida ad altri pittori la loro esecuzione, per non essere distolto dall’universo di oggetti in cui ama rifugiarsi.
Un’altra natura morta esemplare è la coppia di tavole imbandite dipinte su rame attribuite a Jan van Kessel il Vecchio. La tematica si può ricondurre all’inizio del secolo XVII, quando alcuni artisti delle Fiandre, tra cui Floris van Dyck, Nicolas Gillis e Osias Beert il Vecchio, diffusero composizioni di mense apparecchiate ritratte con dettagliato verismo. Jan van Kessel vi aggiunge un virtuosismo descrittivo ispirato a Brueghel e ne ricava una composizione altamente decorativa.
L’opera, disordinatamente affollata di elementi, mette in evidenza la distanza dalle nature morte italiane, nelle quali prevale invece la necessità umanistica e rinascimentale di disporre gli oggetti in modo studiato.
La curiosità
Dei grandi pittori dei Paesi Bassi, né Rembrandt, né Vermeer né Frans Hals fecero il viaggio in Italia. Probabilmente ritenevano di avere abbastanza stimoli intorno a sè. Il viaggio a Roma fu invece l’aspirazione di molti minori e minimi. Abitavano intorno a Piazza di Spagna e la richiesta di pittori nella Roma di allora era tale che trovarono facilmente mecenati, arrivando anche a trasferirsi e a metter radici. Alcuni nomi: Lievin Cruyl, Tobias Veraecht, Karl von Vogelaar…
Locali segnalati da Roma gourmet nelle vicinanze
Caffè Capitolino
Trattoria Matricianella
Info Galleria Doria Pamphilj
Via del Corso 305
Roma – Piazza Venezia
Come arrivare:
Bus 30, 40 Fermata Piazza Venezia
Orari: 10.00 – 17.00 (la biglietteria
chiude un’ora prima)
Aperto tutto agosto tranne il 15
Tel. 06. 797323
Biglietto intero 9.00 euro
Biglietto ridotto 6.00 euro
Sito web: www.doriapamphilj.it
Bookshop: si
Caffetteria
Accesso disabili
Concerti
Grandangolo
Piazza e Palazzo Venezia, Torre della Biscia, Palazzo Bonaparte, Palazzo Torlonia, Monumento a Vittorio Emanuele II detto il Vittoriano (nonchè macchina da scrivere), Torre di Paolo Farnese.
Al piano terra del Palazzo delle Assicurazioni Generali di Venezia e al mezzanino l’architetto Basile costruì in stile Liberty il lussuoso Gran Caffè Faraglia, dove nel 1908 si svolse il memorabile banchetto in onore di Gabriele D’Annunzio, reduce dal trionfo della prima al Teatro Argentina de La Nave.
I palazzi di Via del Corso alla fine del 1800 sono visti così da Emile Zola: “grandi masse quadrate, nudi e tristi dal di fuori, con il loro intonaco di un giallo rossastro giallastro” ma dei quali, bontà sua, “all’interno si sente l’immensità”.
Still life in Via del Corso
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