Ritratto di rognone con funghi
“Il rognone era una cosa raffinata che bisognava comperare dal macellaio” ricorda Dario Fo ripercorrendo gli anni dell’infanzia trascorsa in campagna dove i prodotti della pesca, dell’aia e la selvaggina erano all’ordine del giorno mentre il rognone bisognava acquistarlo appositamente. La madre al quel tempo lo preparava con il risotto, oggi a Milano Cracco glielo cucina con i ricci di mare. |
Lo Chef Angelo Troiani prepara il rognone lasciandolo riposare per un giorno nel latte e poi in un brodo speziato, quindi lo cucina arrostito e lo serve con una salsa al vino rosso e funghi porcini. |
Il rognone è il rene [*asterisco gourmet] dell’animale macellato, la cui forma e dimensione varia secondo le specie. I reni dei bovini hanno la superficie suddivisa in lobi, quelli ovini e caprini sono lisci e hanno una caratteristica forma a fagiolo. Quello di è liscio e ovoidale. In cucina il rognone è variamente apprezzato secondo gli animali e secondo l’età, in quanto con il tempo può diventare di odore sgradevole. Il rognone più ricercato è quello di vitello, mentre è scarsamente usato quello di maiale. Sono privi di valore gastronomico quelli di bovino adulto e di equino. Il rognone di vitello è di colore rosa nocciola e necessita di una incisione a V nella sua lunghezza, per togliere la parte spugnosa e ricca di connettivi posta nel centro. |
altri Frammenti di un discorso gourmet:
La foto in alto a destra con maiale e fragole è tratta da Adriano Del Fabbro, L’arte della Norcineria