È comprensibile che il pellegrino in visita a S. Pietro rimanga colpito dal profondo rapporto fra dimensione spirituale e umana che l’architettura della basilica sintetizza e comunica. Oscillante fra l’approccio estatico di un Thomas Mann i cui occhi intimiditi si persero per l’immensa piazza la prima volta che la attraversò e quello dissacrante seppur vagamente gourmet di un Giovanni Faldella che trovava i bracci del colonnato somiglianti a un granchio enorme, il turbato quanto disorientato pellegrino tenta spesso di vincere le vertigini rifocillandosi in una tavola calda qualunque. Dimenticando che l’organo del gusto è il cervello più della lingua e seppellendo definitivamente l’estasi in un piatto di lasagne precotte scaldate al microonde.
La possibilità di redenzione è letteralmente dietro l’angolo, ed è offerta dal ristorante La veranda dell’Hotel Columbus che, a pochi passi dal Cupolone, offre a pranzo un menu degustazione composto da primo, secondo, acqua, un calice di vino e caffè al costo di 30 35 euro, con il valore aggiunto di essere serviti con gentilezza a un tavolo apparecchiato con eleganza, in un ambiente di indubbia suggestione.
La sala del ristorante con gli affreschi cinquecenteschi del pittore Salviati
L’hotel è ospitato in un palazzo affrescato dal Pinturicchio fatto costruire alla fine del 1400 dal ricchissimo Domenico della Rovere che era Cardinale di San Clemente nonché nipote del Pontefice Sisto IV. Un edificio talmente bello che il re francese Carlo VIII, soggiornando a Roma durante la spedizione militare contro Ferdinando di Napoli, pare abbia preferito alloggiare qui piuttosto che in Vaticano.
Il ristorante è al secondo piano, nella veranda. Circondati da pareti e soffitti con volta a specchio interamente ricoperti dagli affreschi cinquecenteschi del pittore Salviati e illuminati da alte finestre con vista sul giardino, a pranzo si gustano gagliardi tonnarelli cacio e pepe (o altre tipiche paste romane a scelta) e un decoroso tris di pesce alla griglia con contorno di verdure grigliate (o insalata, per i palati vegetariani), accompagnanti da un generoso cestino di pane e innaffiati da un bicchiere di vino laziale, acqua e caffè.
E se dopo il conto, alzando con gratitudine gli occhi ai cavalli del Sole imbrigliati da Apollo dipinti sul soffitto, si vuole sentire sulla pelle il tepore del sole vero, basta uscire nel giardino all'interno della corte per tradurre facilmente il desiderio in realtà. Ricaricati e pronti ad affrontare la fila chilometrica all’ingresso dei Musei Vaticani.
© Maria Luisa Basile – riproduzione vietata |