Via San Vito è una breve viuzza che collega la via Merulana di gaddiana memoria a via Carlo Alberto, a pochi passi dalla basilica di S. Maria Maggiore e dalla piazza Vittorio resa ormai celebre dall’omonima orchestra. Incuneato fra un bar e le immancabili lanterne rosse, c’è un piacevole locale che mantiene viva la propria tradizione regionale nel cuore della Chinatown capitolina.
Sapori e profumi sono quelli netti dei piatti e dei vini delle Marche ai quali anche la gastronomia romana dà il suo contributo; cortesia e professionalità sono l’espressione di quella cultura dell’accoglienza con la quale la famiglia Camerucci dà il benvenuto, la mamma in cucina e i figli in sala, ai gourmet romani e stranieri che con rabdomantico fiuto - e ragionevole anticipo - prenotano un tavolo.
L'insegna del ristorante Monti
Dopo una passeggiata nella carta dei vini che mette in risalto le etichette marchigiane di Verdicchio, Rosso Conero e Rosso Piceno sapientemente consigliate dal sommelier, l’ouverture quasi obbligata è la tavolozza di antipasti tipici composta da saporite, morbide e polpose olive ascolane ripiene contornate da fiori di zucca fritti e ciauscolo, il “salame che si spalma” ottenuto dalle parti più saporite del maiale tritate e condite con sale, pepe, aglio pestato nel mortaio, vino cotto e affumicate col fumo ottenuto bruciando bacche di ginepro. Sulle eleganti tovaglie color avorio arriva poi un classico del menu, il robusto tortello al rosso d’uovo al quale far seguire sapide carni oppure baccalà all’anconetana, preparato al tegame con sugo di pomodoro e patate. Si chiude con dolci fatti in casa e il piacere di indugiare tranquillamente a tavola bevendo un distillato, senza il pungolo di chi deve sparecchiare e abbassare la saracinesca. Fuori intanto il mosaico che orna la facciata della basilica di Santa Maria Maggiore si illumina, notturno abbraccio ambrato al candido marmo.
© Maria Luisa Basile – riproduzione vietata
Antipasto e tortello al rosso d’uovo
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