Varcata la soglia di questo ristorante a pochi passi da Campo de’ Fiori nel cuore di Roma, si inizia un percorso di gusto in una cultura gastronomica dalle radici antiche, dove si mescolano i ricordi delle colonie greche e di Roma e il passaggio di Bizantini, Arabi, Normanni e Spagnoli. E forse aver visto sfilare tanti popoli ha contribuito a formare il carattere generoso delle genti di Calabria, e la sollecitudine che caratterizza i fratelli Commisso, sensibili interpreti di una cucina intensa e sensuale, ricca di sapori e di fantasia.
Pasta calabrese: la struncatura ammullicata
È una storia che parte da lontano quella dei fratelli Commisso. Sono ancora studenti universitari quando decidono di lasciare gli studi per aiutare la famiglia, iniziando un impegno nella cucina che non si sarebbe più fermato. Prima in un locale nella natia Calabria e poi a Roma. Avviano con successo un ristorante a Trastevere per poi dedicarsi all’Acchiappafantasmi,. Qui la clientela italiana e straniera è molto affezionata alla cucina, alle pizze “da Campionato” e all’atmosfera cordiale e mediterranea che si respira nell’ampio locale ricco di suppellettili e mazzi di peperoncino appesi ovunque. Chi ama la piccante piantina ricca di vitamine tanto vitali per l’organismo, qui trova pane per i suoi denti. Un tuffo nei sapori della Calabria non può infatti prescindere da questo ingrediente che ha rischiarato con lampi di gusto una cucina basata su verdure e povera di carne.
Immancabile allora l’assaggio di piatti feticcio come la mustica, preparata con i piccoli di acciuga cosparsi di peperoncino, portata in tavola con altre sfiziosità, dalla delicata crema di fave al cumino alla potente 'nduja, il tipico salume morbido e piccante, ricavato da parti povere del maiale da spalmare sui crostini.
Un’altra squisitezza è il Capocollo, il saporito salume vanto di ogni famiglia calabrese che alleva il maiale. Lo Chef Salvatore Commisso lo serve in involtini a forma di stella marina in un piatto traboccante di verdure ripiene. Melanzane e peperoni nani precedono carciofi, zucchine e deliziose polpettine di ricotta di capra al sugo. Da accompagnare alla sottile focaccia insaporita con lardo.
Gli ingredienti sono cercati fra i migliori produttori di Calabria e del Sud conservano profumi e aromi, come la mozzarella di bufala da sogno cosparsa di bottarga, la Cipolla rossa di Tropea e l’intensa caponata.
Immancabile poi l’assaggio delle paste, regno della Struncatura di alici e bottarga, da sposare a un buon vino di Calabria consigliato da Salvatore e Giuseppe, entrambi Sommelier AIS. Fra Cirò, Greco di bianco, Bivongi, Savuto ecc. la Calabria vanta dodici DOC e un patrimonio vitivinicolo antico e ricco di tradizioni, oggetto da svariati anni di una importante operazione di recupero da parte della famiglia Librandi, premiata dalla Giuria del Premio Luigi Veronelli 2008 con la palma di “miglior Vignaiolo” assegnata a Nicodemo Librandi. Del resto il Cirò era già molto apprezzato nell’antichità, quando, chiamato “vino degli dei”, veniva offerto agli atleti vincitori delle Olimpiadi.
I piatti sul filone marino spaziano dal pescespada al baccalà, protagonista di serate a tema. Ricco e variegato il capitolo delle Pizze, curate da Giuseppe che le modella a forma di fantasma e le arricchisce con verdure e salumi. Difficile infine resistere alle dolci tentazioni in forma di fruttini gelati, babà e cassatine.
Il ristorante è molto frequentato da un pubblico maschile di ogni età, attratto dalla cucina saporita nonchè dai piccanti lampi di gusto dell’afrodisiaco peperoncino. Le singles sono avvisate…
© Maria Luisa Basile – riproduzione vietata
Le fotografie dei piatti sono state scattate dai fratelli Commisso.
"Ma, in fin dei conti, il piacere specifico del viaggio [...] sta nel rendere la differenza fra la partenza e l'arrivo non già il più inavvertita ma il più profonda possibile, nel farla sentire nella sua totalità, intatta, qual era in noi quando la nostra immaginazione ci portava dal luogo dove si viveva fin nel cuore d'un luogo desiderato, in un balzo che ci sembrava miracoloso"
Marcel Proust, Recherche. All'ombra delle fanciulle in fiore
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