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Il colore del potere

“La porpora è il potere” Alexander Theroux

Sin dall’antichità si attribuiscono al rosso i simboli del potere, della religione, della guerra, rinviando al fuoco e al sangue.
Il rosso fuoco è la vita, lo Spirito santo della Pentecoste, come pure la morte, le fiamme dell’inferno. Il rosso sangue è quello versato da Cristo ma anche il peccato.

Il rosso non è tutto uguale. Il rosso acceso, deciso e violento è segno di potenza. La porpora di Tiro è nota in Asia Minore fin dal XV secolo a.C.  e indumenti di questa pregiata tintura sono citati nell’Iliade di Omero e nell’Eneide di Virgilio. “Il colore di Tiro” scrive Plinio “è più pregevole quando ha il colore del sangue coagulato, scuro alla luce riflessa e brillante in quella diretta”.
Nella Roma repubblicana il rosso ottenuto dai murici è riservato alle persone di rango: imperatore e condottieri. un mantello oro e porpora può essere indossato solo dai generali in trionfo che al campo devono indossare un mantello di sola porpora. Senatori, consoli, pretori possono ornare le toghe con larghe bande di porpora e strisce più strette distinguono i cavalieri. Nella Roma imperiale le regole diventano più severe. Solo l’imperatore può indossare la vera porpora ed è vietato a chiunche altro possedere tessuti di questo colore.
Nel III secolo d.C. una libbra di lana tinta di porpora corrisponde a tre volte il salario annuale di un formaio. L’enorme valore dell’antica porpora e il suo nesso con la regalità e le alte cariche sono divenute leggendari.
Nel Medioevo, la formula romana va perduta e si ripiega sul chermes, il colorante estratto dalla femmina essiccata del Coccus ilicis, un insetto diffuso nel bacino del Mediterraneo e in Medio Oriente. Ai contadini era destinato un rosso meno splendente, ricavato dalla robbia. 
A partire dal XIII secolo il papa inizia a vestire di rosso e lo stesso fanno i cardinali. Tutti disposti a versare il proprio sangue per Cristo.

“… quel colore prezioso che splende della tonalità di una rosa scura… distingue il senatore dal cavaliere, vi si fa ricorso per placare gli dei. Ravviva ogni indumento, condivide con l’oro la gloria del trionfo. Per questi motivi dobbiamo perdonare la brama di porpora…” Plinio

 

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