Le nuvole da Aristofane a Latella
Il contadino Strepsíade, assediato dai creditori e con un figlio scialacquatore a carico, spera di trarre beneficio dagli insegnamenti della Scuola diretta da Socrate, il filosofo che addestra a prevalere in ogni scontro dialettico, anche se in posizione di torto evidente. La speranza è quella di riuscire a convincere i creditori a non esigere ciò che è loro dovuto, ma Strepsíade, duro di comprendonio, viene cacciato. I suoi racconti incuriosiscono il figlio Fidippide che decide di visitare il pensatoio e impara fin troppo bene la lezione, affascinato dalla gara fra due oratori vinta da colui che sostiene l’argomento ingiusto (personificazione della nuova filosofia, mentre l’argomento giusto rappresenta i valori della tradizione). A subirne le conseguenze è soprattutto il padre che alla fine, esasperato, dà alle fiamme la Scuola. L’attacco della commedia di Aristofane è rivolto alle nuove filosofie, accusate di fuorviare la gente con discorsi astratti e insensati, e a Socrate, in realtà sostenitore del dialogo e della tolleranza, ma che dopo questa e altre campagne denigratorie, fu messo a morte. Nella messa in scena spoglia ed essenziale diretta da Antonio Latella le nuvole, che rappresentano la consistenza delle meditazioni filosofiche, sono decine di scheletri calati dal cielo, quattro sono gli attori-clown, tutti nero vestiti tranne uno, corpulento e calvo, che trilla in tutù alcuni godibili numeri di canto conclusi da un rimando alla Povera patria di Battiato. (MLB)
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