Sindrome di Rubens
C’è chi va in deliquio davanti alle tele di celebri artisti per la Sindrome di Stendhal e c’è chi, contemplando opere d’arte particolarmente conturbanti, prova irrefrenabili (?) impulsi sessuali per la Sindrome di Rubens. | |
A svelarlo è un’indagine dell’Istituto di Psicologia Psicoanalitica di Roma e, manco a dirlo, tutto è ricondotto a una teoria di Freud, per cui scoprire il mondo è stimolante e trovarsi al cospetto di un’opera d’arte provoca un’estasi legata alla percezione estetica dell’immagine. Insomma, niente di nuovo sotto i tetti dei musei. | |
Si avvisano i visitatori spensierati che fra i luoghi d’arte nei quali la Sindrome di Rubens colpirebbe più spesso, il primato spetterebbe al Palazzo Doria Pamphilj di Genova, dove è esposto il Satiro di Rubens (non una gran bellezza in verità), l’artista fiammingo che dà il nome alla sindrome. Seguono la Pinacoteca di Brera di Milano e la Galleria d’Arte Moderna di Torino, a rischio a causa di certi nudi esposti fra candide cortine. Stupisce che al vertice della classifica non ci sia Roma, se non altro per l’elevata concentrazione di opere d’arte e di luoghi suggestivi. All’indagine devono essere sfuggite le tante coppie che a ogni ora del giorno e della notte vanno a spiare i tetti di Roma e soprattutto il Cupolone dal buco della serratura del portone del Palazzo dei Cavalieri di Malta sull’Aventino, o l’eccitazione erotica, per nulla figurata, del Satiro che nei Musei Capitolini della Centrale Montemartini cerca di fare sua una Ninfa per nulla consenziente. Per non dire del conturbante Ratto di Proserpina del Bernini e della nivea sensualità del marmo nel quale Canova ha impresso per sempre le burrose fattezze di Paolina Bonaparte, entrambe esposte alla Galleria Borghese… |
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