Nella filosofia di vita giapponese la ricerca della perfezione estetica è un valore importante. Bellezza, rigore formale e sensibilità estetica sono radicate nella tradizione e in molte pratiche del quotidiano, dalla calligrafia alla pittura, dall’ikebana (disposizione dei fiori) allo tsutsumi (impacchettamento dei doni) e caratterizzano anche la cucina, scaturendo tutte dal medesimo orizzonte spirituale, lo Zen.
Per la sensibilità giapponese il piacere procurato dal cibo è formato da molte componenti: visiva, gustativa e tattile. La cucina giapponese è pertanto un’esperienza multisensoriale che coinvolge il gusto e ancor prima la sensibilità estetica, sollecitata dalla bellezza della presentazione dei cibi, dall’armonia dei colori nel piatto, dall’equilibrio degli accostamenti.
La bellezza del piatto è una componente della sua bontà che è costituita da cura dei particolari, scelta di stoviglie e utensili, porzionatura dei cibi e loro disposizione sui piatti e sulla tavola in una ponderata distribuzione fra pieni e vuoti. Questo intreccio fra pieno e vuoto manifesta anche una deliberata incompiutezza, una forma di volontario ritegno, di ineffabile sobrietà, qualcosa di taciuto.
L’irregolarità è un piacere, capace di suscitare sensazioni di ritmo e movimento.
La bellezza della presentazione non deve sgretolarsi nello svolgersi del pasto.
La preparazione del cibo è simile a un rito antico nel quale ogni gesto, compiuto all’infinito e perfezionato, è espressione di un gusto e di una cultura millenaria.
Mangiare giapponese è un’esperienza culturale che permette di “assaporare” la concezione religiosa e filosofica buddista dalla quale questa cucina trae i principi fondamentali. Ne sono esempi il profondo legame con la natura, la ricerca di armonia con quanto ci circonda e il rispetto del rito delle stagioni nell’impiego degli ingredienti.
Nella cucina giapponese la coerenza fra tecniche culinarie e dispositivo scenografico ha proprio origine nel modo di intendere la natura, di rispettarla e accudirla. La venerazione della freschezza e della stagionalità dei prodotti e la scelta dell’ingrediente crudo o poco cotto per conservarne le caratteristiche naturali nella forma e nel gusto e le proprietà salutari, esprimono il significato simbolico di un accostamento privilegiato alla natura.
Nella cucina giapponese i sapori devono armonizzarsi mantenendo ognuno la propria essenza, senza confondersi. Ecco perchè la cucina rifugge la trasformazione dei cibi, l’artificio, le decorazioni bizzarre, rifiutate come mistificazioni che corrompono il sapore naturale degli alimenti.
Cucina giapponese a Roma
- Doozo [quartiere Monti]
- Somo [quartiere Trastevere]
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Elisir di lunga vita
L’alimentazione giapponese tipica a base di riso e pesce ha grandi vantaggi salutistici, confermati dall’aspettativa di vita media dei giapponesi che è la più alta al mondo.
L’apporto calorico del SUSHI è basso: i pesci a carne bianca (branzino) han meno di 100 calorie per 100 gr; i pesci più grassi (sgombro, tonno) han meno di 200 calorie per 100 gr. Alcuni pesci grassi (sardine, aringhe, sgombri) son ricchi di acidi grassi omega-3 che svolgono un ruolo importante nella prevenzione di ictus, patologie cardiache e artrite.
Il RISO è un’ottima fonte di carboidrati e proteine. La SALSA DI SOIA è a base di fagioli di soia fermentati ricchi di proteine, magnesio, potassio e ferro. La soia contiene fitoestrogeni, validi nel trattamento dei disturbi della menopausa. Lo ZENZERO è un efficace antisettico naturale; favorisce la digestione e rafforza il sistema immunitario, aiutando il corpo a combattere raffreddori e influenze. L’ACETO DI RISO ha ottime proprietà antibatteriche, favorisce la digestione, tonifica e diminuisce il rischio di ipertensione. Le ALGHE NORI contengono proteine, minerali, vitamine A, B1, B2, B6, C e prevengono l’accumulo di depositi di colesterolo nelle arterie. Il WASABI è ricco di vitamina C, favorisce la digestione e ha ottime proprietà antibatteriche
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